LORENZO CALOGERO
VI PREGO DI NON ESSERE SOTTERRATO VIVO
Non incontrai Lorenzo Calogero da vivo per pochi anni.
Solo pochi anni dopo la morte, il 25 marzo 1961, la mia famiglia si trasferì a Melicuccà, dove ho vissuto circa tre anni. Studente di ragioneria, ebbi modo in quel tempo di conoscere e legare con un gruppo di studenti che stavano forsennatamente tentando di tenere viva l’attenzione sul grande poeta melicucchese. Paolo e Pino Martino, Emanuele e FrancescoStivala, Antonio Ligato, Mario Genua, Antonio Bagnato, e altri che purtroppo non ricordo, avevano appena fondato il Circolo Culturale “Lorenzo Calogero” avviando una serie di iniziative per ricordare e tramandare il nome del poeta suicida.
Ricordo una bellissima conferenza di Sharo Gambino, nella Sala Consiliare del Comune di Melicuccà, presenti il Sindaco Alberto Capua, il Sindaco di Palmi Bruno Bagalà, lo scrittore giornalista Domenico Zappone, accompagnato dalla moglie Nanù Rosa Isola, Giuseppe Borgia, lo scultore scillese Carmine Pirrotta.
Si era anche avviata in collaborazione con i melicucchesi emigrati in Australia, una raccolta di fondi per la realizzazione di un monumento, uno stupendo bozzetto di sei lastre in pietra opera appunto di Pirrotta.
In altro documento di queste pagine web si può apprendere della travagliata vita e morte di Calogero. Qui, mi piace ricordare quei tre anni perché, nel bene e nel male mi avvicinarono alla poesia di Zino Calogero, alla sua personalità, rimanendone invischiato al punto che ancora a distanza di cinquant’anni esatti quel vizio di scrivere versi non m’è passato.
Ricordo con nostalgia le lunghe passeggiate pomeridiane che ci portavano fino alle case del borgo di Sant’Anna di Seminara, distante tre chilometri buoni, durante le quali affrontavamo (e risolvevamo) tutti i problemi del mondo, ma soprattutto disquisivamo sulle cose da farsi per concretizzare il nostro impegno in favore di Calogero, sulla sua vita e sulla sua morte.
Sostenevo allora e ancora nessuno mi ha fatto cambiare idea, che quello di Calogero non fu un vero e proprio suicidio. Qualche timida riflessione per esempio sul fatto che negli ultimi tempi il poeta si era avvicinato a Dio:
“sempre tendiamo a giungere/solo ad una riva severadove non domina vento e bufera,/gli uomini sognati sian sempre eroi…/
Scriveva di una umanità che è sempre in cammino, e sempre è una idea divina.
Aveva preso ad assumere sedativi in dosi sempre più massicci per placare l’ansia continua, l’insonnia, per allontanare i fantasmi dal suo letto la notte. Una lunga escalation di tranquillanti. Il suo vivere da eremita ha fatto il resto. Avrà perso conoscenza senza la possibilità di essere visto e aiutato da alcuno. Lo trovarono dopo tre giorni già morto.
Dopo il diploma, molti degli amici del direttivo dsel Circolo presero la strada verso il nord: a Roma i Martino, a Pavia, mi pare Antonio Bagnato, a Melicuccà rimanemmo quei pochi che si sarebbero diplomati l’anno dopo. Soprattutto Mario Genua assunse la direzione del Circolo e delle operazioni di completamento del monumento, assistito da me e pochi altri, tutti guidati da Paolo Martino che anche da Roma era prodigo di consigli e raccomandazioni che riempivano pagine di lettere intense che ancora gelosamente conservo.
Ma Lorenzo Calogero non smentì neanche da morto e nella vicenda del Monumento, il suo destino di maledetto.
Carmine Pirrotta dopo aver completato le prime due lastre fu assalito da turbi psichiche per le quali fu ricoverato senza più riprendersi fino alla morte. Fu giocoforza accontentarsi delle due lastre ed erigere con quelle il monumento a memoria imperitura del grande melicucchese.
Ma il lavoro di quei pochi entusiastici ragazzi diplomandi riuscì nell’intento di tenere accesa la fiammella dell’interesse di critica e opinione pubblica sulle migliaia di fogli di carta velina , zeppi di versi, di una poesia che rompeva gli schemi.
Di fatto quei ragazzi accolsero e fecero propria la raccomandazione finale di Calogero contenuta nell’ultimo biglietto trovatogli accanto:
“Vi prego di non essere sotterrato vivo”
Natale Pace
11 febbraio 2016
* E' FINALMENTE FINITA LA STAGIONATURA DEI VERSI DI CALOGERO? -
di Giuseppe Antonio Martino
* ANTONIO PIROMALLI - Saggio su Calabria Sconosciuta 1983
* ALCUNE POESIE DI CALOGERO